Fuori dal mondiale in Qatar, il calcio italiano nelle latitudini arabe rimane vetrina con un appeal che a Riyhad si avverte evidente. Ieri notte, el clasico Real Madrid contro Barcellona per la superoppa di liga spagnola. Il 19 le all star locali contro il Paris Saint Germain. Una overdose di calcio per farsi conoscere in un paese che negli ultimi mesi ha incentivato l’attività giovanile senza distinzioni aprendo accademie di calcio. E che ha il vanto di aver sconfitto l’Argentina campione del mondo nella prima gara del mondiale a Doha. Mercoledì scenderanno in campo per la supercoppa Milan e Inter, attese come i grandi club che wikipedia racconta e con un battage che In questo momento pone l’Arabia Saudita in un riposizionamento geo politico al centro delle attenzioni. Dopo i pianti di Doha, CR7 ha ricollocato il suo prezioso diamante nell’Al nassr club Saudita mentre in passato gli appassionati di calcio hanno conosciuto seppur fugacemente ma innamorandosene Diego Armando Maradona quando giocò un’amichevole nel 1987 con l’Al Ahli contro il brondby.
A conferma di ritrovati momenti di non opposizione per non dire alleanza ecco la presenza del PSG in terra saudita, club francese come è noto di proprietà del Qatar in cui gioca senza entusiasmare troppo e soprattutto senza vincere quanto atteso la meglio gioventù del calcio mondiale com Mbappè e Donnarumma o l’ormai iridato Messi che ha di fatto chiuso a Doha il cerchio di una carriera magica che solo la vittoria in Champions League del Psg potrebbe rendere fantastica.
In una settimana che ha di certo un grande interesse per chi ama il calcio con Riyhad capitale. Nessuno scandalo che la Supercoppa italiana di Lega, che vede di fronte i campioni d’Italia del Milan e i vincitori della Coppa Italia dell’Inter, si giochi all’estero. Non è la prima volta che accade.
Tristemente fuori moda, in particolare considerando che Inter e Milan non hanno più proprietà meneghine o comunque italiane bensì straniere fedeli al business is business, le lamentele per la impossibilità dei tifosi di godere della grande sfida magari al Meazza, quartiere San Siro. Il calcio percorre nuovi sentieri, non sempre fiorati, ma sarebbe scellerato se la Lega avesse un ufficio negli Stati Uniti precisamente a New York senza pensare a come vendere il suo prodotto. I prossimi mondiali del 2026 si giocheranno in Messico, Canada e sopratutto Usa e allora la Mission è chiara. E’ da tempo che per alimentare le spese di un calcio che ha rose di calciatori raddoppiate con esborso in bilancio ovviamente molto esposto, la voce incassi al botteghino è residuale complessivamente. Lo sport televisto ha di certo reso un servizio alle industrie dello sport, ma ha annichilito la passione rendendo di nicchia o per soli competenti discipline legate ai campioni ma anche alla possibilità di visione generalista. Pensiamo a sport come tennis e si: andando per strada spariamo a bruciapelo la domanda chi sono i primi 5 atleti a livello maschile e femminile. Pochissimi sapranno rispondere. Quando gareggiava Tomba portavamo i televisori a cubo piccoli in ufficio e sapevamo di lui ma anche di ogni suo avversario.
I rimpianti servono a poco. C’è un mondo in evoluzione dove perfino la battaglia per le energie rinnovabili passa per il calcio che sceglie il mondo arabo dei petrolieri per illuminare la scena e soprattutto portare via un pacco i soldi ma anche di entusiasmo non smodato, anzi. Riyhad ospitale, paga e detta le regole dell’articolo quinto: chi tiene in mano ha vinto, o chi paga ha sempre ragione. Il contestato solo all’ultimo con buon uso di demagogia mondiale In Qatar è stato impeccabile dal punto di vista organizzativo. In questo senso una lezione.Le nazionali non sono le Nazioni Unite. Così come la Supercoppa a Ryiad in uno stadio da 40.000 che esprimerà entusiasmo e passione deve far guardare a chi investe in un calcio carico di trofei ma per ben due volte lontano dall’appuntamento col mondiale come un atto che ha logiche precise. Per ora, AdL e Spalletti non si pongono il problema della prossima sede della Supercoppa…..scaramanzia d’obbligo.
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