Come sempre, sono proprio loro gli osservati speciali: ovvero, gli arbitri. Finale di stagione palpitante come mai, e toccherà al mini esercito in giallo sicurezza stradale, in arancio orange o in fucsia volente o nolente certificare ansie e speranze. Non è stata finora un’annata straordinaria ma c’è da dire che il neo ct dell’Aia Rocchi scelto dal presidente eletto Trentalange ha svecchiato molto e dato chance ad alcuni giovani da osservare, destinati a crescere ma in questa fase anche a sbagliare. A Lissone, la super tecnologica sede operativa della Lega serie A, sembra di stare in una piccola stazione spaziale con salette, monitor, cuffie, sistemi di visione, revisione, montaggio delle immagini da battimani. Un gran lavoro quello seguito passo passo da Lorenzo Dallari e per il salto di qualità voluto dall’AD De Siervo, un uomo di azienda certificato. Ed è lì che nasce la prossima grande sfida. Sarà un’estate si spera di pochi tormenti per gli arbitri, che vorrà dire presenza di garanzia e non di colpevolezza nella lotta scudetto, e anche retrocessione, perchè è stato deciso che proprio l’assistenza tecnologica per i direttori di gara va migliorata. Per questo nascerà la figura del ‘varista‘, ovvero l’addetto specifico al Var. Gianluca Rocchi e tutta l’Aia ritiene che lo strumento tecnologico sia fondamentale e pertanto richieda una preparazione specifica, mirata, sopratuttto UNICA. Chi è varista fa quello, non arbitra. In estate partirà un corso di formazione che punta a creare degli specialisti. Si occuperanno solo di questo, con l’utilizzo di maggiori telecamere e angoli visuali per avere una analisi più approfondita di quello che succede in campo. Proprio il designatore Rocchi ha spiegato recentemente in un incontro al Museo del Calcio di Coverciano: “Potranno essere trovati tra chi ha smesso o anche tra i più giovani che dimostrano di possedere le caratteristiche giuste”. Insomma, come per gli assistenti. Fanno solo quello i super assi della bandierina. In Italia davvero bravi, spesso più bravi dell’occhio del Var nello scoprire quel centimetro in più o in meno. Il VAR è tra noi dalla stagione 2017/2018, tecnologia di ausilio alle decisioni delle ex giacchette nere. Impossibile poter fare un passo indietro, ha ben spiegato sul Corriere della Sera il padre della rivoluzione arbitale, e cioè Paolo Casarin, il designatore che di fatto ha costruito le basi per il professionismo arbitrale e anche dei dirigenti un tempo fischietti. La moviola (se banalmente vogliamo chiamarla così), consentiva di rivedere errori grossolani e sviste che potevano falsare pesantemente un risultato, ma era un altro calcio. Quello di oggi, sempre suscettibile di errori, richiede preparazione. E venga pure il Varista purchè tutti i varisti la pensino seguendo lo stesso abbeccedario.
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