Le bufere nel calcio sono tante, ancora oggi sappiamo di importanti dirigenti federali che non vivono più nel proprio paese per sfuggire alle maglie della magistratura tipo brasiliani espatriati a Dubai dopo papocchi Per tangenti e mercato biglietti al mondiale del 2014 in Brasile.
Ma sono gli scandali di casa nostra che inquietano. Succedono tante cose, e sono finite nell’oblio della memoria, tipo il giocatore con documenti contraffatti che consentì all’Inter di vincere un torneo giovanile mondiale ma Argentina con feste e premiazioni salvo scoprire che , trascinando con se anche Mazzola, il baffo Sandrino, qualcuno aveva pensato di far giocare Massimo Ottolenghi al posto di Massimo Pellegrini che non era più under 14 ma giocò e vinse con un altro nome: “anche l’arbitro mi chiamava Pellegrini”, confessò in una intervista anni dopo.
E allora scandali su scandali (presunti) certamente non è un uomo fortunato Paolo Bergamo che ha scatenato un putiferio. E’ noto che in Aia la corrente toscana che fa capo al vice presidente Baglioni, braccio destro di Trentalange a parere unanime sia la parte anti-aretina di Nicchi che ha portato il piemontese taciturno s scalzare l’ingordo Nicchi che se avesse deciso di lanciare il suo fidato vice Pisacreta nel ruolo di gran capo presidente oggi starebbe ancora al posto d’onore come past president.
Il sito indiscreto del giornalista salernitano Michele Spiezia davvero molto molto informato su arsenico e vecchi dispetti a Palazzo ha reso noto della furia di Gravina, presidente Figc, per il recupero con la tessera dello squalificatissimo Paolo Bergamo della sezione di Livorno nei quadri arbitrali.
Fu un mercoledì terribile quello appena trascorso a Roma e in AIA l’aria non era pesante ma di più. Dicevamo della sfortuna di Bergamo perseguitato da voci così malevole che persino quando non c’entrava – e mai si è stancato di ripeterlo – veniva tirato in ballo. Nessuno ricorda per esempio il presunto scandalo Vautrot arbitro internazionale francese coetaneo di Bergamo che per Roma-Dundee sarebbe stato di fatto venduto alla Roma e in particolare al presidente Dino Viola. “C’era di mezzo un certo Paolo importante”, dicevano le carte dell’inchiesta e Bergamo sul quale si addensarono sospetti subito chiarì che l’indiziato era Comitato, ex calciatore negli anni settanta anche della Salernitana, poi ds al Genoa con Spartaco Landini che in realtà si chiamava Giampaolo, per molti Giampa.
Cento milioni il valore della truffa. Diventa difficile pensare a Dino Viola, che nella vita era costruttore di oggetti di precisione (“come da intervista rilasciatami per Tuttocalcio nei primi anni 80) che si beve una cosa messa in piedi da due magliari ma questa è la verità trasmessa, forse anche per volere di Viola che conosceva meravigliosamente gli ambienti in cui si destreggiava con la sua prepotente intelligenza.
Bergamo è stato il primo arbitro querelato dall’associazione consumatori, per aver sospeso un Milan – Napoli per nebbia al terzo della ripresa cosa che non consentiva il rimborso del biglietto essendo superato il tempo minimo allora regolamentato di 45 minuti.
Ha poi diretto gare ovunque e in dieci anni ha vinto molti importanti premi riservati agli arbitri. Poi Calciopoli produzione Moggi ma tra rinvii e rassegnazione di inchiesta è tutto finito senza accuse provate per la giustizia ordinaria, quella sportiva ha seguito altro percorso.
Ho parlato con molti colleghi giornalisti sulla cui serietà nessuno mai potrà dubitare (penso a Salvatore Lo presti per anni firma apprezzata del Corriere dello Sport prima e della Gazzetta poi) che hanno scandito che la storia della temperature differente delle bocce che contenevano i nomi degli arbitri era una palla colossale. Forse il trucco stava nei foglietti inseriti nelle stesse. Ma chissà.
Ora Trentalange che ha ereditato lo scandalo Rimborsopoli e ha gestito in perfetta autonomia il rinnovo delle Commissioni Arbitrali, vive giorni a dir poco tribolati. Avrà pensato, avendolo vissuto da arbitro: anche Casarin per ottenere la nomina gran capo della CAN A si vide graziato della riduzione di una squalifica. A parte ogni considerazione (positiva) sulla bontà tecnica della gestione Casarin quelli nn erano tempi di google né di miriadi di voci e notizie a rimbalzo che in un clima di confusione spesso rispolverano brutti altarini. E allora inutile reagire minacciando rappresaglie legali ma piuttosto conviene che quella vecchia giacca nera torni ad essere vista come simbolo di legalità.
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