I Giochi dei Soldi al tempo della Bolla

I neozelandesi non possono essere considerati senza regole, o comunque talmente innamorati della vita come i carioca, che sono i brasiliani di Rio de Janeiro. E li vediamo li, sulla spiaggia, composti e in maglietta e costume a seguire le meravigliose evoluzioni dei catamarani dell’America’s Cup, oggetti volanti identificati. I. Brasiliani vivono si il dramma delle mutazioni ma sarebbe più dramma il lockdown totale e così chioschi aperti e musica e cerveza. In Nuova Zelanda evidentemente situazione sotto controllo. E anche il grande sport va avanti.

STOP A COLORI.  Lo sport in nessun paese è fermo e in Italia lo sforzo per frenare la pandemia è così forte che di fatto bloccando le categorie amatoriali e il settore giovanile e scolastico non solo nel calcio abbiamo di fatto spazzato via una generazione di possibili fenomeni. Ma questo è libro cuore, fermiamoci agli affari.
Tutto il meglio del doppio 20 è stato rinviato di un anno, ma i dubbi persistono. In un’intervista a 4 mani sul Messaggero, realizzata dal vice direttore Alvaro Moretti e dal capo redazione sport Buffoni, il presidente del Coni Malago’ ha ancora evidenziato la terribile situazione in cui l’Italia si potrebbe provare per Tokyo: senza inno né bandiera.

La questione è talmente nota e antica che l’inasprimento del presidente del CIO Bach nasce proprio dal continuo rinviare il problema tra Governo e Sport e Salute sulla riforma dello sport.

INNO E TRICOLORE. Cozzoli, a capo del nuovo organismo che di fatto ha sottratto al Coni autonomia economica in nome di una migliore distribuzione delle risorse, non perde occasione per dire che solo il dialogo può aiutare lo Sport. Appunto, ricordiamoci di maestri, dirigenti davvero volontari, atleti e perchè no anche genitori e parenti di questi ultimi che vanno e vengono da campi freddi e in orari spesso difficili, impianti non sempre gioiello e causa Covid dovendo fare docce a casa accumulando sudore e raffreddore che di questi tempi preoccupa non poco.

BOLLA SALVATUTTO? Dalla bolla papale, imparata sui libri di scuola, siamo ormai tutti esperti di bolla dei Comitati tecnico Scientifici dei Ministeri della Salute. A questo punto del mondo. Lo sport senza pubblico è un’aberrazione, e l’Interpol segnala misfatti possibili – o già avvenuti ? – in discipline laddove l’occhio della gente e quello di scarsi riflessi mediatici si cucinano “braciole” senza ritegno. Abbiamo sfide di tennis dai risultati a dir poco sorprendenti, nel calcio primo gol o primo tempo 2 secondo 1 che solo a pensarci in altri tempi si sarebbe stati rinchiusi in manicomio. Ma la Grande Bolla è allo studio per le Olimpiadi di Tokyo. Vero è che dal 23 luglio all’8 agosto dovremmo star meglio è noto che il Villaggio Olimpico sarà sotto bolla, team dislocati anche in albergo o zone limitrofe così da ridurre affollamento, ingresso a scaglioni. Insomma omaggio ai sacrifici per arrivare all’appuntamento di una vita e accordo con gli sponsor che hanno investito ma del fascino dei Giochi poca roba. I calendari sono tutti un rosario di punti interrogativi, e il passaporto sanitario sembra un obbligo: lo stesso Malagò ha ribadito: “non possiamo obbligare gli atleti a vaccinarsi ma rischiare di beccare il Covid per un trasferimento aereo o altro e perdere l’occasione di una vita è conveniente? Discorso che fila. Peraltro, lo stop nel 2020 ha determinato un ingolfamento di grandi eventi con movimenti di migliaia e migliaia di persone quest’anno, basti pensare alle Universiadi estive di Chengwu programmate e confermate ma la FISU lamenta un mare di difficoltà, dalla preparazione degli atleti studenti (coi migliori che fanno rotta su Tokyo) alle condizioni di viaggio per raggiungere l’Oriente.

CALCIO, VELENO IN CASSA. Il calcio, e fermiamoci a quello italiano,  ha davanti il grande appuntamento di Euro 2021, al via l’11 giugno. Ci si arriverà con campionati conclusi tra bollettini e decreti dei vari paesi, stop and go, atleti reduci da un anno e mezzo convissuto con l’ansia da Covid, tamponi senza sosta. Bisogna però programmare ora, cosi come è adesso il momento delle scelte per gli uomini guida: dalla federcalcio a tutte le altre federazioni prima di arrivare alla composizione definitiva dei nuovi governi, che ci si augura non possano essere figli di compromessi all’italiana. Il calcio ha davanti il delicatissimo momento dell’assegnazione per i diritti tv. Il 25 gennaio va definita la partnership con i fondi di investimento che offrono 1,7 miliardi per il 10% della Media Company e il giorno dopo scade il termine per le offerte sui diritti domestici (2021-2024) da cui si attendono 1,15 miliardi l’anno. Intanto, tira meno il calcio all’estero dove i grandi network cinesi sono latitanti e le offerte sono di molto inferiori ai 371 milioni a stagione programmati.

DIPLOMAZIA. La Bein Sport di Doha ha coperto la A dal 2006 per la fascia Medio Oriente e Nord Africa ma l’ingordigia ha giocato un brutto scherzo essendo poveri di minime conoscenze geopolitiche e di diplomazia quando nel 2018 è stato firmato dalla Lega di A un accordo con l’Arabia Saudita per la disputa di tre finali di Supercoppa in Arabia Saudita, a Riad.
E così il Qatar, che ha da tempo quasi tutto pronto per i mondiali del 2024 negli stadi al coperto con aria condizionata, è tentato dal presentare un’offerta al ribasso per il periodo 2021-2024.
Eppure c’è in Italia chi potrebbe seriamente operare con persone molto vicine allo Sceicco del Qatar per cercare di riparare all’offesa, se tale è stata per i qatarini anche se pure da quelle parti recentemente si sta smussando la velenosa battaglia del tutti assieme contro il potere di Doha. 
  

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