Nicchi evita la trappola di Arezzo ma nell’AIA è disfida per i voti nelle sezioni. Occhio su Roma1

Lui non ha mai avuto paura. Testa alta, petto in fuori: si vota nelle sezioni dell’Associazione Italiana Arbitri e come capita per le federazioni piccole e grandi arsenico e vecchi merletti di diplomazia non mancano.  Ha vinto ancora Cerofolini, l’uomo del presidente nazionale Marcello Nicchi che alla vigilia o ha voluto lanciare un segnale o proprio tranquillo non stava se è vero che ha firmato per la lista dell’uscente evidentemente preoccupato eccessivamente dalla potenza di fuoco dello sfidante Gori. Ma se ad Arezzo c’è stato un altro candidato vuol dire che il braciere può diventare vulcano. A Bologna quarto mandato per Aureliano ma per Roma1 il 18 dicembre si annunciano urna infuocate con nomi pesanti tipo Doveri coinvolti e invitato a entrare in scena perché lo storico presidente Bonardo uomo di Nicchi è fuori dal secondo turno per regolamento. Non ha raggiunto il quorum dei 229 voti fermandosi a 222, soglia lontana per un presidente in lotta per il terzo mandato. Da anni c’è una minoranza non silenziosa che tenta di far cambiare qualcosa in Aia e fu l’arbitro salernitano Roberto Boggi ad agitare il sonno a Nicchi. Sono lontani i giorni dell’Addio calcistico a Rocchi, il web che ironizzava e metteva il saluto degli juventini come standing ovation a mo’ di compagni di avventura. E lo sono stati ma anche romanisti, rossoneri, nerazzurri e azzurri. Per un arbitro alla fine il bilancio è positivo quando intuizioni ed errori e soprattutto applicazione del regolamento senza squilibrio tra i piatti della bilancia si evidenziano e la cosa ha premiato l’orso bianco Orsato di Schio giustamente in cima alla hit parade delle ex giacchette nere. 

Siamo dunque In piena campagna elettorale per la riconferma alla presidenza AIA. l’aretino marcello nicchi ha blindato la sua squadra al Di là del fatto che VAR è diventato anche Variability Assistence Referee. Troppe interpretazioni ma Rizzoli non si tocca dalla Can A e neppure Damato dalla Can C. Forse la soluzione migliore sarebbe la scuola arbitrale: laddove c’era alfredo trentalange che sfida nicchi per la presidenza. In questa ottica sgomitano anche i presidenti di Federazione e Lega. Gli arbitri votano in Consiglio Federale e pesano. Un posto dirigenziale e fuori orbita forse non lo soddisferebbe. Intanto la fase post lockdown era difficile e tale si è confermata. Arbitri sotto pressione e fisica e costretti dal silenzio degli stadi e dai microfoni direzionali a scambiare contatti di gioco per collisioni nei cieli. Davanti aspettando i nomi dei promossi e la crescita di giovani leoni non sempre impeccabili Si intravvede  un pericolo incombente: arbitri in sudditanza psicologica da VAR: Valutazioni Arbitrali Rivoluzionarie. È stato un campionato XXL, nessun dubbio. Ogni partita è durata 100 minuti, le interruzioni snervanti. Con, ed è questo il pericolo più grande, arbitri senza personalità. “La partita si scrive appena inizia”, raccontava Pierino d’Elia, che ha pagato in maniera troppo punitiva il suo non essere …genuflesso: è stato con Lo Bello senior, Collina, Agnolin, Michelotti, lo stesso Casarin il Miglior arbitro italiano, scegliete voi l’ordine tra podio e piazzamenti. E alcuni celebri “guardalinee” come Ciccio De Luca, dicevano che i calciatori capivano senza battere ciglio, di fronte alla personalità degli arbitri. Già, la personalità. Nicchi e Rizzoli, peraltro due ex ottimi arbitri, oggi Presidente Aia e capo CAN/A,  guidano una pattuglia di sottomessi alla macchina. E di sicuro ne soffrono pesantemente, senza poterlo ammettere. Nicchi aveva fisico, imponenza, tecnica e un pizzico di follia necessario; una volta due squadre decisero che poteva finire in pareggio, le tenne in campo per 103 minuti e con ampi gesti delle mani invitava a darci dentro. Nicola Rizzoli ha meritatamente scalato tutte le tappe, ed è arrivato al ruolo di capo degli arbitri di serie A senza contaminarsi con remunerate missioni in federazioni estere. E’ il calcio moderno, si dirà. Ma avranno capito che qui incombe un pericolo. Se l’anno scorso i tempi Var erano ridotti, con le numerose nuove regole si è rischiato il collasso e la confusione Con la sensazione di avere direttori di gara senza autorevolezza. Il Presidente FIFA Gianni Infantino parla di sostegno fondamentale della tecnologia, come dimostra il Var: Virtual Assistence Referee, con l’Italia tester doc. Ma il calcio dei robottini se non ritrova arbitri all’altezza con personalità e carattere al di là del VAR sarà un terribile videogame, questo l’avvertimento dopo una stagione durissima.

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