In qualche modo, al tempo del Covid il calcio è tornato all’antico. Avendo dovuto recuperare la stagione spezzata, una bretella di tempo è stata trasformata in ritiro precampionato ma senza i mega show per il mondo. Ne sarebbe stato felice Sarri, per esempio, il grande assente sulle panchine d’Europa che ha sempre contestato partite troppo impegnative a distanze siderali, da un continente all’altro, nel cuore della preparazione.
Ma non solo lui. I tecnici di oggi mettono in scaletta le partite contro amatori e boscaioli o comunque squadre di categoria inferiore. Tutto questo solletica i nostalgici ma di certo non piaxcei ai presidenti. Aurelio de Laurentiis in tempi di rilancio sulla new media company che autoproduca per la Lega di serie A e rivenda il campionato, ha avuto conferma come il calcio per il tifoso sia malattia. Primi gol di Oshimen visti da migliaia sulla pay per wiew. Lo capì ai tempi dell’Intertoto, una manifestazione al tempo tanto snobbata che i grandi network neppure l’avevano in palinsesto.
I grandi sponsor e i paesi stanchi di vedere le stelle solo in tv, dagli Emirati Arabi a CIna e Giappone passando anche per gli Stati Uniti, hanno rinunciato a mettere in piedi quadrangolari o triangolari di grande presa, con Real Madrid, Liverpool, Barcellona, Juventus, Inter, Milan, anche Roma e Napoli o Atletico madrid per non dire del Bayern Monaco o del Psg.
E questo ha significato perdita di ingaggio per la partecipazione e perdita di diritti televisivi e di immagine per squadra e singoli con le ricadute e le royalty scritte nei contratti-lenzuolo ormai stipulati tra le parti.
Al cuore non si comanda e al portafogli neppure. A castel di Sangro per una foto ricordo con la Coppa Italia servono 5 euro.
Ma per i presidenti fare bilanci di previsione è molto difficile. Le neopromosse hanno avuto sfortuna per esempio. Un campionato che rischia di riaprire senza tifosi sugli spalti è un dissanguamento per societò come Benevento, Spezia e Crotone che di una gara casalinga con la Juve o Milan, Inter, Napoli etc fanno un tesoretto. E si tratta di soldi contanti, immediati, utili per manovre economiche che solo col liquido in mano possono essere possibili.
Il tifoso pretende acquisti e spese ma questo è un fattore di cui tener conto anche se il Presidente Federfale Gravina, lanciato in piena campagna elettorale per il prossimo quadriennio (non si hanno riscontri dell’accordo con Sibilia per una staffetta a lavori in corso) ha voluto evidenziare che proprio a Castel di Sangro si è avuta conferma come si distanziamento no assembramento sia una soluzione possibile e praticabile.
Certo, il campionato è un’altra cosa ma sul prossimo torneo pende questo macigno appeso ad una corda che sembra toppo leggera. Il prossimo Consiglio Federale comincerà a vedere il posizionamento per le battaglie di governance e la prossima assemblea di Lega di serie A farà capire chi crede nell’autopromozione Avendo fiducia l’un nell’altro tra i presidenti (sembra impresa disperata).
La serie A tra you tube, tik-tok la new media company è aggrappata a questo inafferrabile virus che magari mentre spegni una candelina fa il giro del tavolo e mette tutti a letto. Il calcio è un focolaio, piaccia o no.
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