Ai tempi in cui l’editoria era terreno fertile, il magazine di riferimento Prima Comunicazione lanciò una rubrica destinata al successo: Seggiole & Poltrone. Chi cambiava radio, giornale, tv, agenzia, casa editrice, concessionaria di pubblicità finiva su uno scranno. Un giro vorticoso.
Dei giri di valzer ai Ministeri nulla si sa, non c’è chi dedica spazio a Seggiole & Poltrone dei Palazzi (che peccato!) e le uniche grandi strutture dove ci sono caselle in gioco sono i Palazzi dello Sport: ci sono da nominare Ad di Ferrovie ed altri perni dell’economia italiana ma in tanti si appassionano soprattutto ai destini dei presidenti di Federazione, Benemerite, e rami collegati.
Il calcio di serie A è ripartito sotto la mannaia Covid ma in extremis, come da noi ampiamente previsto, con 1000 ingressi ad evento in modo da poter ospitare gli sponsorizzati dagli sponsor che tirano fuori soldi ma almeno vanno allo stadio. Laddove c’è business, inevitabile che il denaro prevalga sulla passione. È anche vero però che a Parma abbiamo registrato l’emozione di chi si era prenotato online ed è stato pescato al sorteggio. Anziani e giovani felici come bambini per aver potuto celebrare lo sbarco dei mille. In questo caso dei primi mille.
La B inizierà sabato prossimo, sarà poi il turno di C e Dilettanti. La Lega Pro ha bloccato l’ultimo turno “regolare” per esasperare – o sensibilizzare – il tasto defiscalizzazione. E’ abbastanza evidente come la terza serie, un tempo trampolino di lancio del calcio italiano, abbia smarrito identità e Mission. Le classifiche da anni risentono delle crisi societarie con pesanti penalizzazioni e per esempio lo spacchettamento dei turni non si è mai capito bene se sia stato così congegnato per esigenze tv, col Canale di categoria, o per venire incontro alle abitudini dei popoli coinvolti che hanno differenze tra Nord e Sud.
In epoca di informazione globale, che è anche confusione generale, non balza più fuori il dato statistico dei calciatori arrivati in A partendo dalla C. Neanche la D se la passa meglio ai tempi del Covid perché la ramificazione dei campionati e lo status di non professionisti dei tesserati impone invece alle società una organizzazione pari ai grandi club del pallone. Dieci milioni di euro per le società, LND vicina al suo mondo con concretezza ma comunque sarà durissima.
E’ tempo di battaglie con arsenico e vecchi dispetti. Un altro terreno infuocato spento dal presidente Figc Gravina è stata la contesa per la presidenza dell’Associazione Calciatori. Marco Tardelli aveva lanciato la sfida, fra’ Damiano Tommasi sembrava non dover lasciare segni e sulla base contava Calcagno, che ora è destinato a vincere per acclamazione dopo che a Tardelli la Figc ha assegnato il Salaria Sport Village, a Roma, la casa del calcio giovanile italiano. Nelle intenzioni di Gravina, e naturalmente Tardelli, una Cape Canaveral del pallone. Gravina ha così spostato il parere dell’Assocalciatori quando ci sarà da andare ai voti per il rinnovo delle cariche. E anche gli arbitri sono chiamati al voto. Nicchi guida da anni l’Aia come presidente e non ha la grinta necessaria per ingoiare l’irsuto aretino il rivale, e cioè Alfredo Trentalange di Torino, che i compagni del tempo chiamavano padre Alfredo. Ma ovviamente come sempre accade dopo anni di onnipresenza c’è un fermento anti-Nicchi, o anti cerchio magico del Presidente.
In tutto questo c’è da valutare il ruolo di Sport e Salute. Le governance saltano e c’è il salotto buono di Milano-Cortina 2026 da riempire con gente di mondo, e se vogliamo anche di mondanità.
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