Restano B e basket. Corsa al mare o nelle mete desiderate per i beniamini della serie A, Natale di preghiere per la Lega Pro che ha bloccato l’ultimo turno per esasperare – o sensibilizzare – il tasto defiscalizzazione. E’ abbastanza evidente come la terza serie, un tempo trampolino di lancio del calcio italiano, abbia smarrito identità e Mission. Le classifiche risentono delle crisi societarie, pensiamo al Rieti, e per esempio lo spacchettamento dei turni non si è mai capito bene se sia stato così congegnato per esigenze tv, col Canale di categoria, o per venire incontro alle abitudini dei popoli coinvolti che hanno differenze tra Nord e Sud.
In epoca di informazione globale, che è anche confusione generale, non balza più fuori il dato statistico dei calciatori arrivati in A partendo dalla C. Neanche la D se la passa meglio anche se il fenomeno dell’inclusione mette in vetrina ragazzi che sono dilettanti per contratto ma destinati al professionismo per forza fisica e voglia di apprendere e qualità. Certo, da qualche anno rantola quello che una volta era il Mondiale del calcio Giovanile, e cioè il Torneo di Viareggio, e questo la dice lunga.
Prima dei fuochi di gennaio, col calciomercato che tornerà a far girare le pale dell’inesauribile mulino che è il calcio, primo vero fenomeno di energia alternativa, ci sono stati i botti di Natale.
Un dicembre fragoroso: il capo della Procura Federale della Figc che dopo un anno e mezzo ascolta e legge e decide che bisogna indagare sull’elezione del manager Miccichè alla guida della Lega di A, la Confindustria del Pallone. Miccichè sapendo che qualcosa nella forma più che nella sostanza non era andato in maniera regolare si offende e saluta. Giustamente, conoscendo l’illustre passato. Commissario ad acta Cicala, però incompatibile. E rispunta Abete, eloquio forbito e letto per ogni fiume: di parole, polemiche, scontri, idee. Tutto scorre. Già competitor per la presidenza della Lega di C 27 anni fa, ha scalato ogni tappa anche ripartendo come una figura del Monopoli da molte caselle precedenti. Intanto, accerchiato da 5 neo nominati Procuratori Interregionali il dottor Pecoraro da tempo all’indice capisce che il suo tempo è scaduto. Firma le dimissioni, e saluta. Si procederà a nuova nomina appena le caselle saranno definite tra Roma, Milano e perfino Zurigo sede della Fifa o Nyon, elegante casa della Uefa. C’è da pensare al futuro, con incarichi da prenotare.
Un tempo a Milano la cena della Lega di A veniva definita la “cena delle beffe”, oggi siamo alle battaglie ad arsenico e vecchi dispetti. Un altro terreno è infuocato: la presidenza dell’Associazione Calciatori. Marco Tardelli ha lanciato la sfida, Damiano Tommasi per ora rappresenta la categoria senza battere pugni. Tardelli è uomo di mondo e anche di mondanità. Partiamo col dire che ha qualità: intelligente, urticante se necessario, comunque protagonista da sempre, mai uscito di scena dopo la Vittoria a Spagna ’82. L’asse Roma – Milano (Malagò-Carraro) lo sostiene e durante la cerimonia di chiusura del 60° della Lega Nazionale Dilettanti al Campidoglio a Roma invitato speciale era lui, e la scaletta ha previsto anche un suo intervento nel quale ha annunciato la candidatura all’AIC. Del resto, non poteva esserci spazio per Tommasi che andando alla terza chiamata coi suoi voti impedì di fatto a Sibilia di diventare presidente della FIGC per l’infruttuoso duello con Gravina, con Malagò che piazzò in via Allegri il fidato ex segretario del Coni Roberto Fabbricini.
Sibilia non dimentica. E il sostegno a Tardelli è netto, inequivocabile. Parole dolci per la LND anche di Malagò, chiaro segno di un riavvicinamento. E qui arriviamo ad un altro botto. Mentre Sabelli, ora ex ma pochi giorni fa in carica, ammetteva di non conoscere quasi nessuno in sala ma di molti poteva immaginare lo spirito di abnegazione e i sacrifici, Malagò ribatte che a differenza dell’allora capo di Sport & Salute conosceva tutti. E qui siamo allo Sport e alle sue finanze e risorse. Tra emendamenti e tocchi e ritocchi, Sabelli ha visto qualcosa di poco chiaro anzi di controproducente per la sua linea e si è dimesso. Nessuno ha invitato il super manager molisano a ripensarci, ed ecco che si parla di Abodi – altra figura storica passato per molti percorsi ed ora a capo dell’Istituto per il Credito Sportivo – come possibile super manager che deve riordinare cassa e metodo. In questo bailamme se ne va un anno che bacia il Club Italia con Mancini dei record, un’ottima Under 21, belle nazionali giovanili maschili e femminili, e non va sottovalutato l’Italia di Beach Soccer vice campione del mondo in Paraguay, con una crescita di qualità imperiosa se si pensa che fino a pochi anni fa di Italia Beach Soccer c’erano in circolazione solo pezzotti.
In fondo è proprio vero, il calcio rapisce: e nessuno vuole uscire dal campo, in ogni campo. Il napoli saluta il 2019 con la partita del cuore ribaltando il Sassuolo.
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