È ora che Gravina affronti il caso AIA-var e non solo

E’ ormai il momento che anziché giocare a fare i divi i Presidenti chiedano a Gravina, presidente della Figc, di convocare il presidente dell’Aia Nicchi e il capo designatore Rizzoli per una urgentissima revisione dell’utilizzo del Var e per una uniforme applicazione del regolamento. Questi arbitri senza più personalità, in balia della tecnologia, una cosa di cui ho già scritto ripetutamente con “riprese” illustri come quella di Paolo Casarin, rischiano di rovinare il campionato. Siamo all’inizio e non c’è una partita ormai in cui si possa dire tutto liscio, e viene il terrore a pensare che ultima stagione per Orsato e Rocchi dopo sarà il vuoto assoluto. Inutile fare AIA porte aperte tipo sale di Coverciano pronte per siti e cronisti se poi sul campo tutto si traduce in pessime direzioni di gara.
Il Napoli si è visto raggiungere dopo che è stato negato un calcio di rigore, ci può anche stare. Ma che non si ritenga doveroso dare un’occhiata al ralenti super tecnologico no. Il Napoli è una squadra altalenante, l’Atalanta una magnifica rivelazione e la storia del calcio è piena di incongruità, anche ingiustizie. Ma ai ragazzi che affollano le tribune in tuta e saltellanti bisogna dare la certezza che le regole sono sacre.
Da oggi non servirà la protesta isolata di un club, il Napoli per esempio, né servirà andare allo scontro con la categoria arbitrale. Ma dev0essere chiaro che le regole devono essere improntate al tutto uguale per tutti. La discrezionalità rischi di diventare veleno sparso.
Tutto questo in una giornata da Amarcord struggente: per suoi 59 anni i siti del mondo e le tv del pianeta hanno fatto vedere, rivedere, gustare le prodezze di Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di ogni tempo per i tifosi del Napoli. Certamente nella top five con Pelè, Puskas, Crujff, Cristiano Ronaldo. Mentre a Napoli sin dalla mattina in coincidenza con gli alert dei Facebook o Instagram il nonno raccontava al padre e quest’ultimo al figlio e il primo al nipote cosa è stato Maradona a Napoli, faceva capolino la cresta di Marek Hamsik che prima di infilarsi nella bolgia di Napoli-Atalanta ha ricevuto meritate ovazioni. E’ stato il capitano dell’epoca di de Laurentiis con serietà, impegno, abnegazione, attaccamento prima di scegliere i soldi cinesi alle difficoltà italiane, in un campionato ruvido. Velenoso.
Il calcio di oggi è come i vecchi flipper con tema il Far West, quelli che dopo l’impatto della biglia faceva ruotare le figure dei ricercati. Avanti un altro. Oggi, ovunque, si comincia con facce destinate a non essere le stesse alla fine. Ancelotti come i suoi colleghi sceglie cambiando. Magari, sorprende, che gli esclusi siano quelli che nel turno precedente hanno fatto le cose migliori. Ma le condizioni tattiche degli avversari, la necessità di modulare l’intensità degli impegni, obbligano l’allenatore a scegliere come ritiene. Si può a volte essere in disaccordo ma avrà i suoi buoni motivi che solo alla fine della stagione saranno argomento di bilancio.
Dall’exploit di Salisburgo alla scialba partita di Ferrara, al ruggito strozzato contro la Dea. E’ un Napoli con una vita complicata da errori non solo suoi.

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