Da Comandante a comandato, la parabola dell’incoerenza

Ancelotti dal Canada osserva il silenzio dei compiacenti. Per il Napoli, l’arrivo di Sarri alla Juve è un’arma in più per lottare pancia a terra. Re Carlo ha chiesto investimenti seri, Sarri dovrà dimostrare non di vestire la divisa sociale firmata o affrontare le conferenze stampa da dirigente d’azienda, ma di saper gestire un gruppo di 30. In fondo, ma ai suoi ultra’ piace non ricordarlo, al Chelsea solo la mediazione di Gianfranco Zola lo ha salvato dall’esonero (l’avvocato Fulvio Marrucco, professionista di assoluta serietà che assiste Zola ammicca e ammette…) e il compromesso tra il cocciuto comandante e la squadra che bocciò la sua tiritera maniacale portò Hazard a tornare ad essere Hazard e Giroud ad essere Giroud, come il trionfo in Europa League dimostra. 

Percorso netto. Sarri alla Juve è il capolinea, termine appropriato anziché approdo, per un professionista del calcio che ha intuito come la solitudine del tifoso sia companatico per i coccodrilli. Da quando a Napoli è diventato il Comandante, Maurizio Sarri da Figline Valdarno ha iniziato a tradire se medesimo. 

“A Napoli sono nato per sbaglio perchè mio padre lavorava all’Italsider, ma sono toscano”: uso il virgolettato perchè lo disse durante un seminario che l’ussi era Figc organizzarono al centro tecnico di Coverciano, presente Renzo Ulivieri e chi scrive. Raccolse a Napoli la qualità tecnica pretesa da Benitez, tecnico della svolta considerando soprattutto quanto riuscì a far spendere a de laurentiis, impresa assai ardua. 

Nei Primi mesi di tuta azzurra, pur vivendo in maniera spartana aveva delle aperture dovute all’improvvisa notorietà. Io per esempio gli parlavo di ciclismo, amici che lo avevano conosciuto durante l’esperienza Sorrentino andavano a trovarlo. Lo stesso mio collega in Rai, Nello di Costanzo, che ha relazioni e intuisce le fonti da cronista da marciapiede, arrivò anche ad entrare in casa Sarri per una cena riservata, osservando il rigoroso rispetto del silenzio per quanto aveva sentito. Con tutti i colleghi, senza essere ruffiano, parlava cordialmente di ogni argomento anche extra calcistico. Sapendo cosa è il calcio, il regno dell’ambiguità e dell’incoerenza, business is business, mostrò sentimenti popolari con dito medio alzato, tuta, barba da uomo che soffre. Faceva gioco.

Sigaretta dopo sigaretta, allenamento dopo allenamento, Sarri costruì una squadra che aveva la magia di un vecchio orologio a pendolo, e l’italia che ama il gioco del calcio se ne innamorò. Gli mancò la freddezza che caratterizza i Generali rispetto ai comandanti. Dopo aver inchiodato la Juve a Torino con Koulibaly, al di là della assai poco limpida vittoria dei bianconeri contro l’Inter, Sarri naufragò sul piano nervoso. “Abbiamo perso lo scudetto in albergo a Firenze”, disse aspirando l’amata sigaretta. In albergo? E tu comandante cosa facevi mentre la truppa girovagava nervosa tra hall e corridoi? Sono osservazioni che ho sempre esternato da subito, attirandomi critiche anche dei colleghi, alcuni dei quali alle prime armi col grande calcio ma già capaci di guardarti come un trombone sfiatato.

Poi l’addio al Napoli, già disegnato dal tecnico e dal suo staff. I colloqui col club londinese dei blues andavano avanti da febbraio, ma a maggio Sarri voleva ancora fare la parte dell’indeciso. De laurentiis ha intuito e fortuna, andò a frugare nella memoria e ricordò il rapporto cordiale con Ancelotti, reduce da una bruciatura ma vincente in Inghilterra, Francia, Germania e Spagna. Disse si, ed eccoci qua.

Eccoci alla prossima sfida Napoli-Juve, con l’Inter e meno il Milan che ci proveranno a rendere più vivo un campionato di fatto contraddistinto dai due colori contrapposti. Nella vita o è bianco o è nero: solo nel calcio è bianconero il mix vincente. In Italia. 

La “rete” dice di tutto sulla riedizione calcistica del don Masino dell’ultimo bellissimo film con Favino su Buscetta. Sarri alla Juve tra veleno ed ironia: filmati, post, ricostruzioni video. Nessuno ci ha voluto privare del suo pensiero, potremo vivere arricchiti per i prossimi giorni. Su cosa pensa di Sarri X o Y abbiamo testimonianza. Sia lodato internet. Nel momento In cui anche Totti dice addio alla Roma, all’indomani della presentazione di un bellissimo libro scritto con penna doc da  Adolfo Mollichelli sull’addio di Maradona al Napoli per chiudere a Siviglia, prima di rientrare a Usa ’94, il calcio regala un’altra pagina di incoerenza. Personalmente, insisto nell’omaggio a Gigi Riva: non giocava nella Milano da bere come Rivera e Mazzola, né ha guadagnato ogni anno di più come Del Piero o Totti o Maldini, ma quando Boniperti offrì agenzie di assicurazione, concessionarie Fiat e Lancia oltre ad un ingaggio del 500% superiore ribatté: caro Presidente, parole inutili, non mi muoverò da Cagliari. 

Ed è ancora lì. Brera lo ribattezzò Rombo di Tuono. E poi parlano di Sarri come un fulmine a ciel sereno. Serietà, sobrietà. Nella vita o è bianco o è nero. Nel calcio dell’incoerenza tutto può essere. Anzi è. E la Juve ha fatto la sua scelta dopo otto anni di Allegri scudetti. L’uomo che ha ispirato vignette, fumetti, film, giochi stile Monopoli è bianconero. Comanderà, forse….

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