Di pancia, di petto, di testa: Salvini parla senza scontentare chi ama definizioni scontate. E’ un uomo concreto e di parola.Così come ha attraversato il quartiere Vasto tra ali di folla e nel contempo inviato uomini e mezzi per io buon vivere, eccolo scendere in campo con vigore. Comunque a prescindere cosa abbia ispirato il vice-premier, a memoria dei cronisti e osservatori di politica sportiva (cito su tutti Nino Petrone, tra i pionieri in materia) mai si era sentito un affondo così perentorio sul Coni. E parlando di mega-stipendi, segretarie uffici faraonici men che mai sul Presidente del Coni, seppur mai citato.
CONI IN SUBBUGLIO. La questione è nota: Il Dipartimento Sport & salute gestirà quella che era la cassaforte del Coni, la Coni Servizi. “Il Governo aiuterà piccole società, diverssmente abili, favoriraà costruzioni di campetti e paklestre senza consentire che ci siano sacrifici enormi e sprechi enormi” ha sintetizzato Salvini. Inutili per Malagò le incursioni del capo del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, a Roma per dire che l’Italia nello sport è un’eccellenza e ancora meno le parole stizzite di Federica Pellegrini che ha reclamato l’autonomia e l’indipendenza del Coni nel gestire le risorse finanziare avute dal Governo. Anche lei rispedita con perdite. Anche nel Palazzo dei Cinque Cerchi (il sesto quello magico dicono i maligni fosse quello intorno al Super Presidente) il clima è da riposizionamento. Molti componenti della Giunta, alcuni suoi grandi elettori (a partire dall’ex presidente della Coni Servizi, il presidente della Federgolf Franco Chimenti poi sostituito da Alberto Miglietta) hanno subito virato verso Sport & Salute, facendo aerrivre al Sottosegretario Giorgetti e al suo entourage chiari segnali che basta “give me five” e poche parole mantenute. Tutto è cominciato quando il M5S vinse le elezioni portando la Raggi al Campidoglio, e affondando Roma 2026 che non era un sogno olimpico ma una certezza considerando la debolezza dei competitor.
GRAVINA E I MINISTRI. In Federcalcio il neo presidente Gravina, che conosce le dinamiche federali e delle Leghe, aspetta che avvocati ed esperti sistemino la pratica Michele Uva, potentissimo direttore generale che ha avocato la direzione Ufficio Stampa e Comunicazione, gestito uomini e cose con il piglio del condottiero senza macchia e senza paura. Portando ai vertici di strutture solo fidatissimi, mettendo a insalivare francobolli altri eccellenti funzionari che avevano dato prova in oltre 25 anni di qualità e serietà.
ADDIO BOTTARO, ECCO GRAZIOLI. A Vicenza danno per certa la partenza dall’Assocalciatori del Seghretario prima e ora DG Gianni Grazioli, giornalista professionista, anni al Gazzettino prima di accettare l’offerta dell’avvocato Campana (Sergio) che intuì che l’azione del sindacato dei pagatissimi calciatori andava sostenuta da una intelligente campagna di comunicazione. Grazioli dovrebbe diventare capo del Club Italia, ruolo ricoperto da Bottaro che ha gestito un dipartimento in cui fare il vice magazziniere è pergamena di laurea, insomma un gran potere se pensiamo ad accompagnatori delle rappresentative etc etc.
60 ANNI DI STORIA. La Lega Pro’ pure ha portato al vertice un dirigente di lungo corso, peraltro con una solida esperienza politica alle spalle, e cioè Francesco Ghirelli, che è stato anche DG della Figc prima di trasferirsi a Firenze ma con base romana. La Lega Pro’, culla di tanti campioni come la LND che pure festeggerà nel 2019 i 60 anni e sta già approntando incontri sul territorio per dire “chi eravamo, chi siamo, cosa saremo”, dovrà ridisegnare l’organigramma. Molto conterà lo schieramento nell’epoca pre-elezioni, ma Ghirelli è intelligente ed esperto e sa chi vale e chi no. E dunque a partire dai 60 anni sceglierà senza rancori. Ecco perchè se corretta la voce arrivatami di un incarico per Mario de Luca, brillante coordinatore ispettori Lega Nazionale Professionisti, finito nel gioco delle sportellate in Lega Pro’, il tutto confermerebbe che Caligola e i cavalli Ministri non sempre è pratica diffusa pure nel calcio.
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