Tra i sussulti di fine partita, vittoria della voglia contro la sciatteria tattica e la presunzione di Sarri, la ritrovata armonia tra Insigne e il pubblico. Già, Insigne. Un talento di casa sbocciato altrove, partendo nel calcio con contratto dalla piccola Cavese al Pescara. Sarebbe un giorno stupendo sentir parlare in tanti la lingua di Insigne, che in qualche momento prova a Fabio Cannavareggiare (siam contenti per esempio) ma alla fine non tradisce le origini. Il gol della felicità di Insigne apre un dibattito su un grandissimo buco nella ossatura della SS Calcio NAPOLI. Fiumi di parole, diceva una canzone. Su Napoli-Juve ce ne sono compreo gli affluenti a letti (di fiume) rigonfi. Ed allora una recente visita a Casa Italia, parlo del Centro Tecnico Federale FIGC di Coverciano intitolato al marchese Ridolfi, col meraviglioso Museo del calcio passato dalle amorevoli cure del dottor Fino Fini al manager Maurizio Francini, mi ha fatto incrociare lo sguardo sognante ma anche concreto al bar della nazionale under 16 di Daniele Zoratto, riunita per i saluti prima di un raduno davanti al biliardo che separa il bar dalla sala-pranzo.
Per il cronista non più giovane, il nostalgico ma anche fiero riavvolgere del nastro della memoria pensando a quanti allenatori conosciuti, ct, giocatori, colleghi. Un pezzo di vita, insomma. Un lento andare a ritroso interrotto dagli occhi azzurri di Emanuele Troise, al corso allenatori, che “per taglio di capelli” (cioè calvo) ha detto di somigliare a Paolo Cannavaro o Genny Scarlato. Il suo saluto mi ha fatto gran piacere. Chi c’è del Napoli?, gli ho chiesto indicando la ciurma in tuta azzurro Italia. “Nessuno”, ha detto accompagnando l’espressione con la mano spazzolante, come volesse rimuovere incrostazioni.
Ed allora pensando alle tante cose dette, mi è venuto in mente che la sfida di Champions League contro il Barcellona magari solleticherà chi ricorderà della cantèra azul grana che sarebbe dovuta diventare Scugnizzeria. Un progetto abortito prima della fecondazione. Nelle classifiche dei campionati giovanili (col tecnico della Primavera Baronio esonerato, un gentiluomo che ha voluto ringraziare tutti con parole eleganti per l’esperienza vissuta) il Napoli arranca nei vari campionati. A livello di speranze del calcio è l’anno zero. O sotto zero.
nell’ìUnder 21 c’è il solo Maistro della Salernitana che è collocato nella rosa attuale a disposizione del ct Nicolato, mentre nell’Under 20 c’è Mallamo della Juve Stabiua. Nella nazionale un gradino inferiore per età, e cioè l’Under 19, siamo allo zero più zero. E meno che mai presenza di un solo calciatore del Napoli nell’Under 18 di Bernardo Corradi. Roba da accpponare la pelle leggendo convocati di club grandi e piccoli, come Trapani, Entella, eccetera. Nell’under 17 ecco il difensore Davide Gentile del Benevento in una rappresentativa in cui il lavoro attento verso il settore giovanile è testimoniato dai ben 6 convocati fissi dell’Atalanta o i 4 della Juventus. Come detto, doppio zero nell’Italia undr 16 di Zoratto. Mentre nell’ultima rappresentativa in organico al Club Italia e cioè l’under 15 fa capolino il portiere del Bari Turi e il napoletano Mario Vicardi teserato col Napoli. Il ct è Patrizia Panico, grande goleador del calcio femminile, un Gigi Riva in rosa per anni bandiera della Lazio ed alfiere della Nazionale in tempi assai meno mediatici di adesso. L’elenco non lascia spazio a dubbi, se non a riflessioni. La Scugnizzeria mancata è stato un tradimento, forse non a cielo aperto ma nella sostanza. E prendersela con gli impianti è un alibi. Al Kennedy il Napoli gioca schermato per tenere al riparo schemi, giovani e idee. Quali, chissà. Forse solo un modo per far sentire ai rafazzi che sono del Napoli, staccati dal resto di giovani sognanti o anche talentuosi. Le classifiche però dicono altro. La speranza è che qualcuno partendo dall’azzurro del Club possa inseguire Insigne beniamino in azzurro Italia ma bisogna investire.
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